La pubblica amministrazione ha certamente bisogno di un forte vento di modernità, che significa procedure più snelle, informatizzazione più spinta, persone più motivate e meglio pagate. Ma anche bisogno di chiarezza indirizzi strategici gestionali. Come si raggiunge un traguardo così ambizioso? Trasformando il programma politico nel piano strategico di mandato. Il libro, scritto da Paolo Manzoni, partner di ExecutiveSurf Venture Management, in collaborazione con Cristina Melchiorri della società di consulenza Giano Management e Bruna Brembilla, già assessora all’ambiente della provincia di Milano con la giunta guidata da Filippo Penati, è un’utile guida per sindaci e presidenti di province e regioni che vogliano trasformare il programma politico in un vero e proprio piano industriale della struttura da loro guidata.
Riusciranno pubblicazioni come questa a sensibilizzare una classe politica ormai arroccata nella difesa delle proprie posizioni di potere? Ne dubitiamo, ma testimoniano in ogni caso l’impegno di una nuova classe dirigente a cimentarsi anche nella gestione della cosa pubblica, rispondendo a logiche di buona amministrazione intimamente connesse con la politica, e non scollegate da essa. Come dichiara Bruno Tabacci, tra gli intervistati dagli autori: “In Italia ci sono probabilmente un milioni di persone che vivono di politica e di sindacato. Oltre a questo dato, il filtro della politica si è ulteriormente ridotto e sono rimasti in campo interessi particolari di gruppi e categorie, o anche di singoli. La qualità del personale politico si è abbassata in modo drammatico (…) con la conseguenza dell’affermazione di oligarchie sganciate dal consenso democratico, che era invece tipica dei partiti popolari. (…) Oggi la politica è ridotta pura fedeltà al capo: non conta nulla sapere o non sapere. In Parlamento ci sono numeri, non teste!”