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Intervista a Davide Grasso

ExecutiveSurf ha intervistato in esclusiva Davide Grasso, 37 anni, direttore divisione di Hilton, del gruppo Vestimenta. Grasso è approdato nell’azienda italiana dopo 7 anni in Nike, da cui è uscito dopo avere ricoperto la funzione di Direttore Marketing di Nike Europe.

Quando ha mosso i primi passi e dove?

Dopo la laurea in economia e commercio, con una tesi sulla moda, sono entrato nell’88 nel Gruppo GFT, allora la prima realtà dell’abbigliamento in Italia e la più importante in Europa per i capi formali. Ho iniziato con uno stage sul prodotto uomo, che mi ha permesso di vedere come si costruiva una collezione, in seguito sono diventato assistente del direttore marketing della divisione uomo.

Dopo due anni nel Gruppo GFT, sono passato all’Armando Testa dove seguivo Lines, all’epoca il maggior cliente dell’agenzia. La prima esperienza professionale mi ha insegnato a muovermi nel mondo del lavoro, ma non mi ha permesso di acquisire technicalities; la seconda ha determinato la mia crescita nell’ambito della comunicazione e del marketing.

Nel ’92 ha conseguito l’MBA alla SDA Bocconi. Com’è maturata questa scelta e quanto è contata per lo sviluppo della sua carriera?

Era una decisone già presa al tempo dell’università, che si è rafforzata dopo l’ingresso nel mondo del lavoro principalmente per due motivi. Da un lato non volevo diventare uno specialista di advertising, perchè orientato ad una carriera di general management, dall’altro volevo acquisire delle competenze specifiche nelle diverse aree aziendali per avere una velocità e una precisione di esecuzione maggiori. Ho frequentato il master con l’unico scopo di migliorare le competenze tecniche e di imparare a lavorare sotto pressione. D’altra parte nei primi anni novanta, l’istituzione già iniziava a perdere l’immagine di passaporto per una carriera di successo e per un automatico incremento di stipendio.

Dopo il master è approdato alla Nike. Come ha affrontato, lei che proveniva dal mondo della comunicazione, la gestione di aspetti quali la produzione, la logistica, i sistemi informativi?

E’ stato un passaggio per certi versi radicale, perché mi venivano richieste competenze che non avevo ancora sviluppato. Mi sono trovato di fronte a problematiche di operation e di logistica, ma ho avuto la fortuna di inserirmi in un team molto affiatato e dinamico.

Inizialmente ho lavorato presso la sede olandese di Nike, dove ho ricoperto la posizione di Product Line Manager. Dopo un anno, nel ’94, sono diventato Direttore Marketing Italia e nel ’97 ho raggiunto la posizione di Direttore Marketing Europa, col compito di portare il marchio Nike ad essere leader europeo nell’abbigliamento sportivo.

Quali sono state le motivazioni che l’hanno spinta a lasciare la Nike per andare in una azienda italiana come Vestimenta?

Alla Nike sono cresciuto a livello funzionale, ma in una multinazionale con un solo brand gli spazi di sviluppo per un general manager sono limitati rispetto ad una multinazionale multibrand. Il mio background era nell’abbigliamento e il mio punto di forza era nel marketing e nel prodotto. Vestimenta voleva rilanciare i propri marchi: ho accettato di cambiare per crescere in chiave più generalistica e non solo funzionale.

Quali cambiamenti ha riscontrato nel gestire il marketing di due realtà tanto diverse?

La maggior differenza è culturale: Nike è un’azienda orientata alla gestione del brand, Vestimenta invece è geneticamente un’azienda da sempre orientata ad utilizzare la parte produttiva. La novità è stata di portare il concetto di sviluppo a 360 gradi all’interno di una realtà che faceva dell’efficienza produttiva la sua ragione d’essere.

Quali sono state le competenze meno trasferibili nel passaggio da Nike a Vestimenta?

Gli inglesi direbbero push the envelope, vale a dire la tendenza a spostare il confine della comunicazione e del legame psicologico col consumatore. Il target della Nike è un consumatore molto giovane, con una percezione del marchio in continua evoluzione. L’avanguardia è la mission di Nike. Direi che è proprio questo aspetto legato alla costante ricerca di risultati innovativi che non ho potuto trasferire qui a Vestimenta.

Quali ritiene essere attualmente le attitudini fondamentali per un manager nel settore dell’abbigliamento?

Spingersi continuamente al di là dei confini, essere in contatto e in sintonia col mercato e avere velocità d’azione.

Ci sono scelte fatte in passato che ritiene siano state degli errori?

In termini di carriera, non credo perché ho sempre fatto scelte coerenti con quello che desideravo.

Tornerebbe ad occuparsi di pubblicità?

Credo sarebbe interessante approcciare il business della comunicazione a 360 gradi, ma non come specialista: non vorrei essere account director o direttore centrale di un’agenzia.

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