Alessandro Foti, 40 anni, dallo scorso anno vice presidente e amministratore delegato di Fin – Eco Sim. Ha pianificato e gestito lo sviluppo del trading online in Italia. ExecutiveSurf lo ha intervistato in esclusiva e con lui ha ripercorso le tappe fondamentali della sua carriera
Come e dove è iniziato il suo percorso di carriera?
Dopo la laurea in Bocconi sono entrato nella direzione finanziaria di Ibm, dove mi sono occupato di pianificazione a medio/lungo termine valutando l’impatto dell’introduzione di nuovi prodotti nei conti economici aziendali. L’anno successivo sono passato in Montedison ed ho partecipato allo sviluppo dell’house bank del Gruppo, primo esempio di gestione finanziaria unitaria delle diverse consociate.
Come mai entrambe queste esperienze sono state di breve durata?
Ibm era un’ottima azienda, ma non quella giusta per crescere rapidamente, dal momento che al suo interno i compiti erano molto parcellizzati.
L’esperienza in Montedison si è invece interrotta per eventi esterni (la scalata di Gardini e l’inizio dell’operazione Enimont) che hanno portato ad una struttura non più coerente con quella di partenza.
Quali sono state le motivazioni che l’hanno spinta a lasciare grandi realtà aziendali per passare in un istituto finanziario, la Fin-Eco Holding, che al tempo non era sicuramente la Bipop di oggi?
Dopo due grandi aziende ho sentito l’esigenza di fare qualcosa di più imprenditoriale. La contingente situazione di mercato era favorevole, il mercato finanziario italiano era ormai diventato maturo con la partenza di futures, derivati e btp. In quegli anni la Fin-Eco, dopo essersi ritagliata uno spazio nel mercato del capital market, avvertiva la necessità di legarsi al mondo bancario proprio mentre la Bipop capiva l’importanza di cavalcare i servizi finanziari del futuro: i due destini si sono così incrociati e la Bipop ha acquisito la Fin-Eco, nella quale ero tra i partner dirigenti assieme a Cozzolini.
In quale occasione è nata l’idea del trading online e chi ne è stato il promotore?
Io, senza dubbio io. L’idea non è nata in un momento particolare, ma è il frutto di considerazioni maturate progressivamente, e poi bastava guardarsi intorno, all’estero era già diffusa. La vera difficoltà sta nel timing, nel capire se il sistema è pronto ad accogliere un certo messaggio: se è dannoso partire in ritardo lo è ancora di più partire troppo presto. La nostra idea vincente, accanto ad un giusto timing, è il considerare il trading online un’industria, un nuovo modo di fare finanza, mentre per gli altri è solo una necessità imposta dal mercato.
Quali aspetti dello sviluppo ha gestito in prima persona? (tecnici, bancari, di marketing)
Gli aspetti tecnologici e di comunicazione.
Qual è lo stile di management in Fineco e in Bipop?
Sono delle aziende piatte, prive di strutture piramidali, organizzate secondo il concetto delle società prodotto: ogni prodotto viene incastrato in una società che diventa autonoma e interagisce con le altre tramite un network. Questo schema gerarchico piatto ha diversi punti di forza: i manager sono collaboratori e non dipendenti, un continuo scambio di informazioni e tempi brevi di reazione.
Quindi, non è d’accordo con chi dice che la Bipop, nonostante le dimensioni, rimanga un’azienda padronale?
Non è padronale, ma nemmeno è gestita secondo la logica del consenso: solo una persona ha l’ultima parola.
Quali pensa siano le competenze attualmente fondamentali per un manager del settore bancario-finanziario?
Essenzialmente tre: deve essere esperto di problematiche tecnologiche (la tecnologia sta stravolgendo il mondo della finanza) e deve avere competenze in marketing e comunicazione (prima le banche erano abituate ad avere un presidio territoriale e quindi era il cliente che andava da loro, mentre adesso è la banca che deve conquistare il cliente). Inoltre, la tecnologia spoglia dei contenuti a basso valore aggiunto e le persone sono quindi sempre più qualificate: chi gestisce deve aver la capacità di coordinarle, all’interno degli obiettivi stabiliti dal top management, senza utilizzare schemi rigidi.
Quali sono state le esperienze professionali più formative?
Tutte e tre: in Ibm ho conosciuto l’organizzazione in una realtà multinazionale e l’introduzione al mondo della tecnologia. Montedison è stata un’esperienza che mi ha fatto diventare adulto dal punto di vista professionale: l’azienda aveva grossi problemi e quindi delegava grosse responsabilità alle persone che ci lavoravano, in particolare nel settore finanziario. E’ stato un corso accelerato sul campo: sono stati due anni, ma è come se fossero stati dieci.
La situazione attuale, invece, è ancora in forte espansione e gli orizzonti continuano ad allagarsi.
Quali scelte reputa, invece, siano state degli errori?
Nessun errore, solo un rammarico: non aver potuto trascorrere un periodo negli Usa durante il periodo universitario a causa di problemi familiari. Mi avrebbe consentito di accelerare i processi di crescita professionale. Ma dopo ho recuperato.